giovedì 7 aprile 2011

VERSO IL SANTUARIO DI MONTALLEGRO andando per asparagi selvatici

La campagna è in questo periodo particolarmente verdeggiante e rigogliosa e domenica scorsa, contrariamente a quanto ormai non avveniva da tempo, guarda guarda, splendeva pure il sole. Così che, partiti gli ospiti, abbiamo deciso di fare una breve gita all'aria aperta, anche per far conoscere alla mia amica Elena che da Piacenza è venuta a farci visita, la bellezza del percorso panoramico che porta dal Passo dell'Anchetta al Santuario  di Montallegro. E' proprio a causa sua, presa - come dice lei -da "scalmanone" (n.d.t. voglia irrefrenabile) per due uova al tegamino con asparagi selvatici, che la passeggiata è diventata l'occasione per raccogliere queste prelibatezze che la natura ci offre spontaneamente.
Per quanto riguarda i dettagli del percorso, che volendolo rendere più impegnativo, si può iniziare anche più a valle partendo da Chiavari, vi rimando alla pagina di Leivinvita dove è descritto dettagliatamente. La zona è molto frequentata anche dagli appassionati di mountan bike perchè offre passaggi tecnici che si alternano a
piacevoli saliscendi immersi in boschi fantastici con qua e là scorci di veduta mare.

Una volta arrivati al Santuario si può scegliere se fare una sosta presso uno dei punti ristoro oppure, come avremmo voluto fare noi, scendere a Rapallo con la funicolare.
Peccato, e tenetelo presente, che l'ultima corsa è alle 17.30 ed ormai era tardi.

I prelibati asparagi selvatici hanno poco a che vedere con gli asparagi coltivati: molto più esili e sottili, con un sapore più intenso e leggermente amarognolo ed ottime proprietà diuretiche e depurative.
Sono difficili da individuare per chi non ha l'occhio allenato, è un po' come andare per funghi, bisogna essere buoni osservatori. Vedere gli asparagi dove crescono, cioè in un prato incolto, lungo un sentiero erboso o in mezzo ad una macchia, verde su verde, non è facile. Bisogna guardare bene  e comunque non è matematico che se guardi vedi quello che cerchi: non è detto che li vedi subito, magari li vedi quando passi dallo stesso sentiero al ritorno, solo perchè è cambiata la prospettiva, la direzione dello sguardo.

Gli asparagi sono dei turioni, cioè germogli, che emergono dalle radici inizialmente teneri e non ramificati: è questo il momento giusto per raccoglierli perchè poi diventano coriacei e si ramificano. Dovete quindi cercarli alla base vicino alla pianta madre che è quel cespuglietto spinoso che vedete nella foto sopra, facendo attenzione a non pungervi e nel frattempo ad evitare eventuali spiacevoli incontri con le vipere, che con il tepore primaverile si risvegliano dal letargo. Ebbene, se siete riusciti ad arrivare indenni fino a questo punto ed avete pure individuato l'oggetto delle vostre brame, spezzatelo con le mani nella parte di confine tra il tenero ed il legnoso...è fatta!!! Quasi fatta, perchè con 1 asparago ci fate poco o nulla, quindi ripetete l'operazione fino ad averne almeno un piccolo mazzettino.

Vedrete che la soddisfazione che avrete quando porterete a casa il vostro "tesoro" sarà talmente grande che ripagherà tutte le vostre fatiche! Adesso l'ultima, ai fornelli: sono ottimi nella frittata, per un condimento semplicissimo per la pasta magari con crostacei e pomodoro fresco, ma il massimo gli asparagi selvatici lo danno con il risotto (con il vialone nano il connubio è perfetto). Il trucco sta nel non buttare niente: la parte terminale dell'asparago va nel risotto, mentre con le parti del gambo più dure si fa preventivamente il brodo per cuocere il riso, aggiungendo a piacere anche una bustina di zafferano. La foto non ce l'ho, magari mi mandate le vostre...

Valentina








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